Il rooibos è comunemente conosciuto anche come tè rosso africano, in realtà anche se la bevanda si prepara e consuma in maniera simile e il sapore non è poi molto diverso non è corretto chiamarla tè, perché la definizione di tè è “bevanda originaria della cultura cinese ricavata dalla pianta Camellia sinensis” (tra l’altro sinensis vuol dire proprio cinese).
Come si ricava il té Rooibos
Si tratta quindi di un infuso ricavato da un’altra pianta originaria della regione del Cederberg in Sudafrica. Il nome scientifico della pianta è Aspalathus linearis e appartiene alla famiglia delle Fabaceae, sotto famiglia Faboideae, dunque è nella stessa sottofamiglia di fagioli, piselli, soia e della liquirizia. Il nome rooibos, che indica sia la pianta sia il prodotto derivato, è invece afrikaans (un dialetto derivato dall’olandese parlato dai coloni olandesi in Sudafrica e dalle persone da loro ridotte in schiavitù) e vuol dire “arbusto (o cespuglio) rosso”, in realtà le foglie della Aspalathus linearis sono verdi, la colorazione rossa che poi ritroviamo nel rooibos e dovuta alla ossidazione durante il processo di fermentazione. Il rooibos si ottiene dalle foglie messe a fermentare e poi essiccate che vengono sminuzzate, la preparazione della bevanda è simile a quella del tè, il rooibos però si lascia in infusione più a lungo, anche 10 minuti. Le foglie hanno una forma allungata (ecco perché l’aggettivo linearis nel nome scientifico) e come dicevamo sono verdi, infatti esiste un altro metodo per ottenere il rooibos che non passa per la fermentazione da cui si ottiene il rooibos verde, che però è molto meno diffuso.
Il rooibos dalle origini ai giorni nostri
A differenza del tè la storia del rooibos come bevanda è probabilmente più recente, con ogni probabilità non si tratta di una bevanda inventata dagli africani ma sembra sia nata con la colonizzazione, probabilmente per la difficoltà di procurarsi il tè. Ciò non toglie che molto probabilmente gli indigeni conoscessero già le proprietà benefiche della pianta rooibos, semplicemente non la usavano come bevanda da consumare per piacere, probabilmente troverete altre fonti che dicono che le popolazioni locali utilizzassero la bevanda da secoli, ma in realtà il fatto che non ci sia una parola nelle lingue delle etnie locali pre-coloniali per indicarla e l’infuso sia conosciuto solo col nome in lingua afrikaans taglia la testa al toro.
Oggi invece il “tè” rosso africano si va sempre più diffondendo come alternativa salutare al tè perché non contiene teina. Inoltre avendo un basso livello di tannini risulta anche naturalmente dolce e dunque è gradevole da gustare al naturale senza essere zuccherato. Ciò non toglie che possa essere ulteriormente dolcificata o corretta, in Sudafrica dove è tuttora considerata bevanda nazionale viene abitualmente dolcificata con zucchero (o miele) e/o corretta con limone o latte. Ma il sapore? Quello del rooibos viene definito come terreno e che ricorda il tabacco e il matè, quello del rooibos verde è invece più “fresco”, proprio come succede con tè nero e tè verde.