L’accostamento tra caffè e pistacchio è un classico, tanto che sono in commercio creme al pistacchio pensate appositamente per aggiungerle al caffè. Esistono ricette golose che uniscono caffè, panna e pistacchio. In questo caso invece sono direttamente i chicchi di caffè ad essere aromatizzati al pistacchio.

Il pistacchio e la pianta del caffè, origine delle piante e diffusione

La storia del caffè in Europa inizia nel 1600, sembra che il primo punto di diffusione sia stata Vienna dove lo introdussero i turchi, del resto come abbiamo più volte ricordato questo è il motivo per cui al nome della pianta Coffea è stato aggiunto l’aggettivo arabica, salvo poi scoprire che il vero punto di origine è l’Etiopia. In Italia arrivò a fine 1600 a Venezia, introdotto da un veneziano che lo portò da Vienna. A metà 1700 Venezia era già piena di caffetterie e si stavano diffondendo in tutta Italia. Abbiamo citato la Coffea arabica che certamente è la specie del genere Coffea più apprezzata, ma il caffè può ricavarsi da tutte le piante del genere Coffea, in pratica però il mercato internazionale è dominato da solo due piante la Coffea arabica (la più pregiata e richiesta dal mercato) e la Coffea canephora (che commercialmente viene chiamata “robusta”), l’unica altra pianta del genere Coffea degna di menzione è la Coffea liberica, non tanto perché con essa si fa il caffè in Liberia ma perché alcune varietà di arabica sono state ottenute da incroci che includevano anche la Coffea liberica nel tentativo di selezionare varietà un po’ più resistenti alla terribile ruggine delle foglie del caffè, infatti la Coffea arabica è la più vulnerabile tra tutte le specie di Coffea alla piaga provocata dal fungo Hemileia vastatrix. La Coffea arabica è un piccolo albero o più propriamente un arbusto sempreverde, che appartiene alla famiglia delle Rubiacee. In natura può arrivare a una decina di metri d’altezza, può essere anche coltivato in vaso, in questo caso si ferma usualmente a un metro, raramente può arrivare a due. Ha foglie allungate, ovali, appuntite all’estremità.

I frutti (drupe) vengono prodotti a partire da almeno il sesto anno di vita, questo fu un ostacolo all’introduzione della pianta in Centro e Sud America, autorità e missionari dovettero spingere molto, avendo compreso l’enorme potenziale economico che era in gioco, perché i contadini erano abituati a piante che dessero frutti subito. A proposito dei frutti è facile trovare sulla stessa pianta drupe a diverso livello di maturazione e quindi di colori diversi, questo rende la Coffea arabica una pianta che ha anche un piacevole aspetto, però per ottenere una buona crescita ha bisogno che le siano evitate sia temperature basse che troppo alte, idealmente dovrebbe stare sempre attorno ai 20°C. L’origine della pianta del pistacchio è tra Iran ed Afghanistan, il primo è tuttora il maggior produttore mondiale.

L’uso alimentare del pistacchio è davvero antichissimo, ritrovamenti archeologici effettuati in Uzbekistan provano che già nell’età del bronzo veniva coltivato, ma veniva consumato comunemente già nel 6750 a.c. Dalla Storia Naturale di Plinio il Vecchio apprendiamo che in Europa il pistacchio venne introdotto dal proconsole romano in Siria, Lucio Vitellio. La diffusione nel resto del mondo avvenne ad opera dei britannici nei paesi di lingua inglese e dell’impero britannico. Il pistacchio (nome scientifico: Pistacia vera) è una pianta del deserto che ben tollera i terreni salini, appartiene alla famiglia delle Anacardiacee e si presenta come un albero di dimensioni medie o piccole, arriva a una decina di metri. Produce un frutto carnoso dal cuore legnoso, cioè una drupa, ma come è noto in questo caso buttiamo il frutto e teniamo il nocciolo perché la parte commestibile è il seme, di forma ovale e di colore verde acceso, racchiuso da una buccia rigida. Il pistacchio ha un ciclo biennale, cioè alterna annate di maggiore produzione ad annate di riposo, a differenza di come si fa con altre coltivazioni in quella del pistacchio non si cerca di interferire con questi ritmi e la raccolta viene effettuata ogni due anni.

Il frutto una volta maturo si spacca e lascia cadere il seme, una caratteristica questa che è stata probabilmente selezionata dagli uomini nel corso dei molti secoli, anzi ormai millenni, in cui è stato coltivato. La pianta così come quella del caffè richiede alcuni anni per iniziare a dare frutti, del resto si tratta di una pianta a lento accrescimento ma che può essere molto longeva e vivere fino a 300 anni, il picco della produzione lo raggiunge attorno ai 20 anni di età.

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