Se l’accoppiata tra caffè e cacao è praticamente un classico e se il matrimonio tra arancia e cioccolata è pure particolarmente apprezzato, ad esempio nelle tavolette di cioccolata all’arancio, perché non provare a gustarle insieme? Ecco dunque un caffè arabica aromatizzato con aroma di cioccolato e arancia.
Il cacao, l’arancia e la pianta del caffè, origine delle piante e diffusione
Suonerà strano ma per tutta l’antichità e il medioevo in Europa non solo erano sconosciuti il cacao (ovvio visto che viene dall’America) e il caffè, ma persino l’arancio, originario dell’oriente, non venne introdotto fino al XV secolo. L’arancio è originario della Cina, come quasi tutti gli agrumi è un ibrido (gli agrumi originari solo sono solo tre: mandarino, pomelo e cedro) selezionato circa 4000 anni fa ma introdotto in Europa dai portoghesi solo nel XV secolo. Ai rivali dei portoghesi, gli spagnoli, si deve l’introduzione del cacao, alcuni semi furono donati già a Cristoforo Colombo ma fu Hernan Cortes nel 1528 ad introdurlo in Europa. Il caffè invece ce lo hanno portato gli arabi a inizio 1600 e da ciò deriva l’aggettivo arabica anche se la pianta è originaria dell’Africa. Ovviamente la differenza importante tra queste piante è che nel clima europeo caffè e cacao non attecchiscono con facilità anche se recentemente si stanno facendo dei tentativi di coltivazione e dunque a tutt’oggi sono importate, mentre gli agrumi nei paesi del Sud Europa, Spagna ed Italia in primis, sono diventati di casa.
Il caffè si potrebbe ricavare da diverse piante della famiglia della Rubiacee, ma in realtà di tutte le specie del genere Coffea se ne utilizzano due: la Coffea arabica (più pregiata) e la Coffea canephora che commercialmente viene chiamata robusta. Esiste un’altra specie di Coffea di interesse commerciale ed è la Coffea liberica, non tanto perché come il nome suggerisce in Liberia effettivamente ci si fa il caffè, ma perché è stata usata in incroci per selezionare varietà di arabica sperando di renderle resistenti alla ruggine delle foglie del caffè, una devastante piaga causata dal fungo patogeno Hemileia vastatrix. La Coffea arabica è originaria dell’Etiopia, in questo paese esiste una vera e propria cerimonia del caffè che ha un’importante valenza sociale e culturale, invece negli altri paesi africani in cui oggi si coltiva è stata introdotta dai colonizzatori europei.
In Europa la Coffea fu introdotta dai Turchi a inizio 1600 a Vienna, in Italia venne importata per la prima volta a Venezia a fine 1600, il successo fu immediato: a metà del secolo successivo Venezia era già piena di caffetterie e si stavano diffondendo nel resto della penisola. Il cacao si ricava dalla Theobroma cacao una pianta originaria dell’America appartenente alla famiglia delle Malvacee, si tratta di un albero sempreverde che cresce in media fino a 5/10 metri. Il frutto del cacao, detto cabossa, ha forma ovale ed è lungo 10-15cm, come nel caso del caffè il cacao viene ricavato dai semi ma la cabossa è commestibile, la polpa di consistenza gelatinosa che avvolge i semi è ricca di zuccheri e ha un sapore gradevole, negli ultimi tempi è stata riscoperta e viene utilizzata per preparare sorbetti, gelati, succhi e concentrati. Il citrus sinensis dulcis (chiamato anche citrus aurantium dulcis) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Rutacee e al genere Citrus. Come anticipato i moderni studi genetici hanno stabilito che tutte le specie di questo genere sono ibridi derivanti dall’incrocio tra i tre agrumi originari che sono: cedro, pomelo e mandarino.
L’arancio è un albero non molto grande che può arrivare a 12 metri di altezza ed è frutto di un incrocio tra pomelo e mandarino avvenuto 4000 anni fa. Originario della Cina e del Sudest Asiatico sarebbe stato introdotto in Europa solo nel XV secolo, usiamo il condizionale perché esistono testi latini che dimostrano che i romani conoscessero l’arancio (probabilmente giunto via terra attraverso la Via della seta) e che venisse anche coltivato nel Sud Italia, è molto probabile che entrambe le cose siano vere, cioè che dopo la caduta dell’impero la coltivazione si fosse arenata e che la pianta sia stata reintrodotta solo molti secoli