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In generale i caffè indiani sono caratterizzati da un sapore dolce e da una bassa acidità. Fermo restando che si parla di uno dei maggiori produttori mondiali e che coltiva sia arabica che robusta e dunque non ne esiste un solo tipo.

Storia della produzione di caffè in India

Il caffè in India è arrivato abbastanza presto a fine 1600, dunque non fu importato dai colonizzatori europei, ma furono gli europei ad operare per il diffondersi della coltivazione, prima gli olandesi aiutarono a diffonderne in tutto il paese la coltivazione che in precedenza era limitata alle colline nel sud del paese. Ma fu sotto la dominazione britannica a metà del 1800 che la coltivazione commerciale arrivò al pieno sviluppo. Attualmente l’India si contende il sesto posto nella classifica dei produttori mondiali di caffè con l’Honduras, secondo i dati del 2018 entrambi i paesi si attestavano su ben 348000 tonnellate prodotte. In india si produce sia arabica (ricavata dalla pianta Coffea arabica) che robusta (ricavata dalla Coffea canephora). La robusta rappresenta il 60% della produzione, il 70% della produzione viene esportata. Il caffè indiano viene commercializzato sia col metodo basato sulla grandezza dei chicchi (retaggio probabilmente quest’ultimo della dominazione britannica, infatti ritroviamo questo tipo di classificazione in paesi dove la coltivazione del caffè fu introdotta dai dominatori britannici) sia con una classificazione basata sul metodo di lavorazione. Questa seconda classificazione individua tre tipi: plantation coffees (metodo lavato), cherry (metodo naturale), parchment coffees (robusta lavorata con metodo lavato). Esiste poi un ulteriore metodo di lavorazione che è proprio dell’india, si tratta di esporre i chicchi di caffè ai venti monsonici stipandoli in magazzini che hanno il tetto ma non le pareti. I chicchi monsonati acquisiscono una colorazione giallognola e note speziate, alcuni di questi caffè sono molto apprezzati e pregiati. Le principali zone di produzione del caffè in India sono: lo stato del Kerala (India sudoccidentale) da cui proviene quasi un terzo della produzione totale e il famoso Moonsooned Malabar; Tamil Nadu (India sudorientale) da cui proviene il 10% della produzione (sia robusta che arabica); Karnataka (India occidentale appena a nord del Kerala) questo stato contiene le colline e montagne del sud del paese in cui fu coltivato per la prima volta il caffè e oggi produce la metà dell’intera produzione nazionale (e il 70% della robusta). Inoltre esistono piccole aree produttive nelle regioni più a nord e orientali dove viene coltivata esclusivamente arabica.

La qualità del caffè indiano

Abbiamo già anticipato che la caratteristica comune dei caffè provenienti dall’india è la bassa acidità e un sapore abbastanza dolce. Inoltre hanno un corpo pieno, questo probabilmente è dovuto anche al metodo di coltivazione sotto una fitta ombra naturale della maggior parte dei caffè indiani, questo metodo di coltivazione apporta vari benefici tra cui una maturazione più lenta che porta il chicco a caricarsi di zuccheri. Abbiamo anche detto che una buona parte della produzione di caffè indiano è costituito dalla robusta che notoriamente è meno pregiata, comunque le varietà di robusta prodotte in India sono tra le più pregiate al mondo e sono dunque perfette per certe miscele, la robusta fornisce infatti caratteristiche che hanno estimatori, a cominciare dal maggior contenuto di caffeina. Abbiamo accennato ai moonsooned coffees e al fatto che risultino particolarmente dolci e speziati, le note speziate sono comunque ben presenti in tutti le migliori miscele di caffè provenienti dall’India, in cui ritroviamo a seconda dei casi note di frutta tropicale, ma anche di noce moscata, pepe nero e chiodi di garofano.

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