La Colombia è un grande paese che produce una quantità enorme di caffè, visto che è il terzo produttore mondiale, del resto il paese ha veramente l’ambiente ideale per il caffè, montagne in zona equatoriale e terreno vulcanico.

Storia della produzione di caffè in Colombia

Furono i gesuiti a far di tutto per diffondere la caffeicoltura in Colombia, molti addirittura fanno risalire l’inizio del diffondersi della coltivazione del caffè all'intraprendenza di un gesuita di nome Francisco Romero che in un piccolo centro chiamato Salazar de las Palmas (nel dipartimento Norte de Santander) ebbe l’idea di far piantare alberi di caffè come penitenza a coloro che si confessavano. Leggenda? Forse ma avallata dall’associazione dei coltivatori, quindi in effetti Salazar de las Palmas si fregia del titolo di culla del caffè colombiano anche se non si trova nella regione da cui viene la maggior parte della produzione oggi. Altri obiettano che a un certo punto il caffè nel paese venne spazzato via dalla piaga del piralide (un coleottero che specie allo stato larvale è una vera piaga per le piante di arabica) e quindi poco conta che lì fosse stata la prima coltivazione che effettuò la prima esportazione verso il Venezuela, perché il caffè in pratica dovette essere reintrodotto e a Salazar de las Palmas non tornò. Queste sono dispute campanilistiche, quello che è interessante è perché allora i contadini locali non fossero interessati al caffè e perché invece personaggi come il prete gesuita e le autorità spingessero tanto. Da un lato quello che vedevano i contadini era una coltivazione i cui frutti non interessavano i consumatori locali e peggio ancora una pianta che una volta piantata aveva bisogno di quattro o cinque anni per diventare produttiva, mentre le coltivazioni diffuse a quel tempo davano frutti immediatamente. Ma quello che vedevano persone con maggiore conoscenza del mondo era il potenziale del mercato internazionale del caffè in tumultuosa crescita grazie all’apprezzamento dei consumatori europei e in seguito statunitensi.

La qualità del caffè colombiano da agricoltura biologica

Si può parlare di un solo caffè colombiano considerato quante aziende sono presenti e che il caffè viene coltivato in posti così lontani tra loro in un paese grande quasi tre volte e mezzo l’Italia? No, però possono individuarsi qualità comuni anche perché in Colombia si consuma esclusivamente arabica e nella stragrande maggioranza dei casi in una fascia di altitudine compresa tra i 1200 e i 1800 metri. Ricordiamo che il caffè ama l’altura ma in zone equatoriali perché in realtà è sensibile sia al troppo caldo che al troppo freddo. Allora vediamole queste caratteristiche: l’acidità viene descritta da media ad alta, quindi per esempio decisamente più acido dei caffè brasiliani ma bilanciata da un gusto dolce, l’aroma è deciso e persistente, normalmente i caffè colombiani non hanno note fruttate molto pronunciate perché per il trattamento del seme si usa esclusivamente il metodo lavato che rimuovendo la polpa prima dell’essiccamento tende ad esaltare il gusto del chicco puro non assorbendo sentori floreali dalla polpa (questo ovviamente non vuol dire che un caffè trattato con metodo lavato non sarà mai aromatico, perché il seme può aver assorbito certe caratteristiche floreali durante la maturazione).

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