I caffè thailandesi si caratterizzano per il gusto intenso e per il retrogusto aromatico che in alcuni casi sa di cioccolato e nocciola, in altri è più speziato.

La produzione di caffè in Thailandia

Il caffè thailandese è ancora poco conosciuto sul mercato internazionale, forse proprio per questo in controtendenza rispetto alla maggior parte dei paesi produttori, qui si coltiva soprattutto robusta (Coffea canephora), addirittura il 99% della produzione. Anche dal punto di vista culturale il modo di consumare il caffè qui è diverso dal nostro, l’uso più comune è in una bevanda fredda chiamata Thai Eiskaffe che ha come ingredienti: caffè ristretto, latte, latte condensato e ghiaccio. Visto il clima della Thailandia forse non è così sorprendente. Comunque nel paese c’è una limitata produzione di arabica (Coffea arabica) concentrata nelle zone collinari più fresche nel nord del paese.

Questa produzione è stata fortemente spinta dal governo e dal re in persona, probabilmente non immaginereste mai il perché: la suddetta zona fa parte del famigerato triangolo d’oro della coltivazione degli oppiacei, la coltivazione del caffè è stata presentata ai contadini locali come alternativa, l’esportazione limitata di arabica prodotta in questa zona riguarda essenzialmente caffè biologici e gourmet. Una curiosità: paradossalmente da un paese in cui l’agricoltura e l’industria del caffè sono così poco sviluppate viene il caffè più costoso del mondo, il Black Ivory Coffee che viene ottenuto facendo mangiare le bacche agli elefanti e recuperando i chicchi dai loro escrementi, proprio come succede col contestatissimo (per via delle condizioni in cui vengono tenuti gli animali) Kopi Luwak indonesiano con gli zibetti.
Gli elefanti in Thailandia invece pare non subiscano maltrattamenti e vivano una vita normale. Il passaggio nell’apparato digestivo degli elefanti non distrugge il chicco ovviamente ma solo la parte esterna, quella che lo rende amaro, quando i chicchi vengono macinati la polvere ottenuta è dolce e ha perso tutta l’acidità.

Qualità del caffè thailandese

Il fatto che la stragrande maggioranza della produzione sia costituita dalla meno pregiata robusta non vuol dire che anche questi caffè non possano avere estimatori, innanzitutto l’alta acidità e l’alto contenuto in caffeina (la robusta contiene più caffeina dell’arabica) possono di certo incontrare le richieste di alcuni consumatori. Inoltre il fatto che la robusta sia lavorata con il metodo semilavato vuol dire, come abbiamo imparato, che il processo di essiccazione è una via di mezzo tra il lavato che essiccando il chicco dopo la completa spolpatura ha come risultato un caffè dal gusto più deciso e meno dolce e il metodo naturale in cui il chicco assorbe gli zuccheri dei rimasugli di polpa durante l’essiccazione che contrastano acidità e amarezza e si carica di aromi. Dunque anche se la robusta tende ad essere più amara questo metodo mitiga l’amarezza e dona note aromatiche. Per quanto riguarda invece la produzione di arabica si usa il metodo lavato come di consueto, le varietà di arabica coltivate nel paese sono principalmente la Caturra (che domina la produzione in Vietnam che è il secondo produttore al mondo dopo il Brasile e guarda caso proprio in Brasile fu scoperta questa varietà derivata dalla Bourbon), la Typica e la Bourbon, queste ultime due sono le due varietà originarie

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