
Infusi, tisane e decotti: qual è la differenza.
Li utilizziamo spesso come sinonimi, ma in realtà identificano tre diverse modalità di utilizzare erbe, spezie e fiori in infusione per la preparazione di bevande ricche di benefici, da sorseggiare a caldo oppure a freddo.
Infusi e tisane: sono la stessa cosa?
A essere precisi no, nel linguaggio quotidiano per abitudine e praticità siamo abituati ad utilizzare i due termini come se fossero intercambiali. Di fatto entrambi fanno riferimento a bevande ottenute dalla "macerazione" in infusione in acqua calda, di erbe officinali, frutta disidratata, spezie, petali e boccioli di fiori eduli, ma la definizione "da manuale" vorrebbe che si riferisse con il termine tisana a infusioni che utilizzano mix di foglie, fiori, radici e frutti provenienti anche da piante diverse, mentre il termine infuso andrebbe utilizzato solo in caso di preparazioni che utilizzano parti della stessa pianta.
(ci perdonerete se ci siamo concessi qualche licenza, nel nostro catalogo, in linea con l'uso colloquiale quotidiano che facciamo dei due termini).
Cosa distingue il decotto da infusi e tisane?
La differenza è essenzialmente una, e sta nel processo di preparazione che, come suggerisce il termine stesso, non prevede l'infusione in acqua bollente. Gli ingredienti del decotto vengono aggiunti direttamente in acqua fredda, prima di portare il composto all'ebollizione, che dovrà avvenire rigorosamente a fuoco lento. È la soluzione più indicata soprattutto quando si utilizzano ingredienti quali la corteccia, le radici ed i semi interi.
Meglio il decotto o la tisana?
Come anticipato la scelta del processo spesso è legata alla tipologia di ingredienti utilizzati per la preparazione. Il decotto è ottimo quando si vogliono estrarre i principi attivi di parti particolarmente compatte della pianta, mentre l'infusione è più appropriata per rilasciare i principi attivi delle parti più delicate della pianta, come le foglie e i fiori e per i principi attivi volatili che al contrario potrebbero essere alterati dal calore prolungato a cui le sostanze in infusione sono sottoposte durante l'ebollizzione, soprattutto se non si presta attenzione all'intensità della fiamma.